Troppe le neo mamme che hanno abbandonato il posto di lavoro

Il compromesso tra scegliere di avere un figlio o mantenere il proprio posto di lavoro in Italia esiste ed è pesante. Sono infatti quasi 30.000 le neomamme  che negli ultimi mesi hanno vissuto la condizione frustrante di dover decidere a tavolino di rimanere a casa.

Secondo i dati messi a disposizione dal Ministero del Lavoro e Ispettorato  sono circa 23.000 i casi di abbandono del lavoro solo per il Nord Italia.  Seguono Centro e Sud in cui, peraltro, l’occupazione femminile è nettamente inferiore.

Matematicamente parlando,  in un’epoca in cui un unico reddito famigliare non basta più,  il binomio “donna lavoratrice-maternità” equivale al drastico paradosso per cui  uno dei due genitori (capita anche ai papà, ma una vera simmetria è di fatto lontana dai nostri schemi socio-culturali) per risparmiare debba sacrificare per qualche anno il proprio diritto di lavorare, con tutte le incognite che ne conseguono al momento di dover poi trovare una nuova occupazione.

Gli asili nido, utili non solo per le madri lavoratrici, ma anche per lo sviluppo sociale e linguistico dei bambini, hanno  pochi posti e costi elevatissimi:  sia pubblici che privati hanno rette mensili che invadono almeno la metà di uno stipendio medio.  Medesimi i prezzi per  tate e baby sitter. Va da sé che, a conti fatti e in mancanza di nonni, convenga  “rimanere a casa dal lavoro” per crescere i propri figli personalmente, evitando così di ritrovarsi a fine mese con uno stipendio pressoché polverizzato.

Oltre alle spese dei nidi, bisogna poi fare i conti con quelle basilari come l’alimentazione specifica (in particolare del al primo anno di vita),  le cure mediche specialistiche e farmaceutiche e i pannolini.

Inseriamo nell’elenco anche il prezzo di ciucci, biberon, tettarelle, prodotti igienici, senza trascurare il frequente  ricambio a cui essi sono sottoposti. Questi sono solo alcuni minimi, ma reali  esempi di spesa che le famiglie sostengono. Fortunatamente per culle, passeggini, abbigliamento e giochi vale il detto “una mano lava l’altra” , ovvero spesso ci si aiuta fra conoscenti passando ai più piccoli i beni dei maggiori.  

In aiuto alle famiglie – va ricordato – esistono però alcune  agevolazioni da parte dello Stato, fra cui il bonus bebé da 80 euro mensili, strategia europeista del Governo Renzi-Gentiloni rivolta al ceto medio  in vigore dal 2015   e rilanciata nella Legge di Bilancio anche per il 2018  (in attesa di  conferma con la nuova Manovra). E, da quest’anno, anche il bonus Asilo Nido, ammontante a circa 1.000 euro annui.

Quanto tali agevolazioni contribuiranno a favorire un equilibrio tra lavoro, famiglia e figli  lo potranno testimoniare direttamente le nuove mamme del 2018. Fino ad ora invece – da troppo tempo –  ha imperato la regola per cui  “meno guadagni, più ti devi arrangiare”.  

Katia Ardemagni

 

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