Aspettando il Book Festivalbar, incontriamo Elisabetta Ranghetti

Tra gli autori esordienti che parteciperanno nei giorni 16 e 17 aprile al Book Festivalbar, organizzato dall’Associazione C.L.I.O., abbiamo incontrato Elisabetta Ranghetti, che insieme a Maddalena Saeli e Natalina Sozzi, aprirà la manifestazione al Safeba’s Cafè in Piazza Unità d’Italia.

Elisabetta, Il tuo romanzo “Oltre il mare di Haifa”, e’ fondamentalmente una storia d’amore, o meglio di diverse storie d’amore e di amori che si intrecciano. Amori ostacolati non solo dalla religione, ma anche dalla Storia. Ma il tuo racconto parla pure di amore verso il proprio Paese, amori familiari, amicizia. Una vera saga che attraversa il tempo, lo spazio e la distanza, con intrecci appassionanti e appassionati.
– Prima di tutto  una curiosità: perché hai deciso di ambientare il tuo romanzo prevalentemente in Israele? Cosa ti lega a quel paese?-  “Sono legata ad Israele come popolo da sempre, sin da bambina e tra l’altro sono laureata in lettere moderne con una tesi sulla Shoah. Da ormai più di un decennio vado lì una o due volte all’anno per studiare (studio da diversi anni ebraico ed ermeneutica rabbinica), per vedere amici, per ritagliarmi anche momenti da sola e ormai per me Gerusalemme è diventata una seconda casa; forse la mia vera casa, perché lì sento di aver trovato il posto giusto in sintonia con la parte più profonda di me. E’ stato quindi naturale dedicare questo mio primo romanzo a quella che sento come la mia terra. L’idea di dargli una forma definitiva è nata proprio al rientro da uno di questi viaggi, nell’estate del 2014; ero là per un corso di archeologia biblica e purtroppo si era in piena guerra, l’ennesima contro Gaza. Ciò che leggevo su fb o sui giornali mi ha messa di fronte, in maniera molto più brutale che in passato, ad un’amara verità: pochissimi conoscono realmente quella terra e riescono a coglierne la complessità. Ho voluto quindi scrivere un romanzo adatto ad un pubblico italiano che parlasse dell’umanità di quei luoghi per dare risalto alle mille sfaccettature che connotano “casa mia”.” –  Ti sei ispirata a fatti e personaggi che hai realmente conosciuto? – “No, non mi sono ispirata a fatti e personaggi conosciuti anche se, ovviamente, mi sono documentata bene sulla situazione dei matrimoni misti; ho usato la creatività mischiandola alla realtà di quei posti. La descrizione dei caratteri di ebrei e palestinesi è il risultato delle relazioni intessute e di numerosissime letture sia narrative che saggistiche. Mi sono lasciata ispirare da ciò ho imparato a conoscere in questi anni di viaggi e di letture.” – Ruth e Hassan sono dei personaggi “classici”, dei Giulietta e Romeo del Novecento, una ebrea, uno arabo, costretti a lottare contro tutti e tutto per vivere il loro amore. Una coppia “perfetta” a cui non è concesso il lieto fine.  Perché hai scelto di seguire la storia, romantica e struggente, di questa coppia? Come è nata nella tua mente? – “Conosco sia israeliani che palestinesi, anche se meglio gli israeliani; sono stata ospitata nelle loro case ed ho imparato ad ascoltare entrambi talvolta vincendo alcune fatiche, a farmi domande più che darmi risposte e questo mi ha permesso di “sentire” entrambi i popoli con le loro gioie e i loro dolori. Ho pensato di dare luce alla bellezza e complessità di quell’umanità  usando l’espediente della storia d’amore, un classico leggibile per tutti, anche per coloro che nulla sanno di questa terra. Ho puntato alla semplicità di una vicenda umana – di cui tutti possono fare esperienza- per parlare della complessità di una terra meravigliosa e poco compresa.” – Nonostante le guerre, gli scontri, le difficoltà, nelle pagine del tuo romanzo emerge con forza il potere della bellezza. Bellezza dei sentimenti, dei valori, delle persone, dei luoghi. Pensi che la bellezza possa essere la vera “arma” di pace e salvezza? – “Sono seriamente convinta, come scrisse Fëdor Dostoevskij, che la bellezza salverà il mondo, perché la bellezza fa innamorare e l’amore porta al desiderio di conservazione, non di distruzione. Non credo nella pace -parola stra abusata- ma negli accordi di pace che sono una cosa completamente diversa; la pace ha a che fare con il cuore dell’essere umano, con l’amore (ed in parte il perdono) e non si può siglare o stabilire a tavolino perché, se il mio vicino di casa è causa della morte di qualcuno che amo, non è detto che sia in grado di perdonarlo. Invece può essere possibile -ed in questo credo fermamente- che venga firmato un accordo di pace che stabilisca la possibilità per tutti di vivere in condizioni di reciproco rispetto e sicurezza.” –  In un momento storico così difficile, specie in quella parte di mondo che tu racconti così bene, quali secondo te potrebbero essere le possibili strade per una distensione? “Non lo so, non ho risposte, ho solo domande. Una per tutte: se l’Europa ha raggiunto il suo primo accordo abbastanza duraturo di pace solo settanta anni fa (cosa che noi spesso dimentichiamo quando “pretendiamo” che il Medio Oriente si aggiusti subito), cosa impedisce ora al Medio Oriente di fare altrettanto? Quali sono le radici delle dinamiche che noi ora vediamo in atto? Siamo veramente sicuri di poterci dire “stanchi” di questa situazione, proprio noi che la tregua più duratura dalla guerra l’abbiamo firmata solo nel 1945? Pongo queste domande perché credo che si possa aprire, per chi mi legge, il vaso di Pandora degli interrogativi che sono il giusto percorso, a parer mio, per cercare di conoscere e capire quel mondo. Ci tengo a sottolineare che conoscere non vuol dire aderire o giustificare certe situazioni, ma vuol dire fare come la bambolina di sale che si immerge nel mare. Bisogna avere il coraggio di perdere un po’ dei nostri contorni per conoscere il mare. Perdere non vuol dire non trovarli più, vuol dire solo ridisegnarli.” – Nel tuo romanzo, c’è un personaggio che ti assomiglia o al quale sei particolarmente affezionata? E se si, perché? – “Non c’è un personaggio che mi assomigli in particolare; forse mi sento “più legata” ad Amos perché è quello col carattere sabra (spinoso fuori e dolce dentro e soprattutto molto diretto), più spiccato ed io ho un po’ questo carattere, motivo per cui là mi sento perfettamente a mio agio.” – Raccontaci di te: della tua prima esperienza di scrittrice, dei progetti futuri e delle tue passioni. Magari anche Cernusco potrebbe ispirare un tuo prossimo romanzo…. – “Passioni ne ho tante: dipingo icone cristiane, studio ebraismo, viaggio in diverse parti del mondo (ora soprattutto in Israele, ma in passato anche nel resto del Medio Oriente: Turchia, Siria, Giordania, Sinai e ovviamente anche Europa che amo moltissimo e non è un caso che abbia ambientato parte del romanzo a Londra che conosco abbastanza bene). Ovviamente sono un’instancabile lettrice come ogni scrittore dovrebbe essere. Scrivere è il lavoro più bello del mondo a mio avviso; ti permette di creare storie, impastare personaggi, vite, avvenimenti. Amo moltissimo anche la fase del “battere i tasti del computer”, ovvero cesellare le parole, rendere più fluida la narrazione, migliorare lo stile. Sono un’umanista amante della parola e sono molto esigente in termini di resa stilistica. La scrittura è però anche un’immensa fatica perché è un po’ come partorire; una volta nato “il bimbo” poi lo devi lasciare andare per il mondo perché non è più tuo e devi permettergli di essere visto sotto profili diversi. Pubblicare è l’altro step dello scrivere e devo dire che è la fatica più grossa, specie se sei un esordiente che pubblica con un piccolo editore e parli di una tematica che viene spesso vista come “ostica”, sebbene il mio libro non sia affatto difficile come molti lettori mi hanno riferito. Credo fermamente nella necessità di dare chance a tutti i temi, sia quelli di evasione sia quelli impegnati e credo soprattutto nella necessità di dare il giusto peso alla meritocrazia letteraria. Su futuri temi non mi sbilancio per il momento, nè mi pongo limiti, vedremo cosa mi ispirerà il mio cammino. Per il momento, quello che so, è che a luglio tornerò a “casa mia“.
Ringraziamo Elisabetta per la disponibilità e diamo a tutti appuntamento a sabato 16 aprile alle 10,00.

 

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